Veneziani si nasce o si diventa!? Considerazioni ad un anno dall'acqua "granda"

Bene ad una anno "dall'acqua granda" e una pandemia mondiale ho fatto questa riflessione che mira non a risvegliare coscienze ma a ragionare sul futuro qualunque esso sia. In questo post ti voglio portare per mano nella mia personale esperienza di fiero bresciano adottato in laguna. 
Venezia città d'arte a 360° che come tutte le città turistiche, superato il confine dell'orrido e del pacchiano da 2 Lire, vive e prospera una realtà fatta di quelli che chiamerò "VAH" (Veneziani ad honorem). Che non sono necessariamente persone nate nella città, bensì individui che hanno scelto di vivere e lavorare in una realtà ostile alla "residezialità" e che hanno scelto come valore morale la conservazione e non lo sfruttamento becero. Il prezzo è la rinuncia ad una serie di servizi e comodità ,che in una città normale come Mestre, sono date per scontate. La contropartita è uno stile di vita, il far parte di qualcosa di unico che difficilmente troverai in altri luoghi, un sentimento d'identità in una comunità piccola a volte divisa ma forte che difende con le unghie e i denti il proprio diritto alla cittadinanza. 




"Tracciamo un breve identikit del "VAH" :persona che lavora, studia o abita e ha un ruolo attivo nella vita sociale, ovvero contribuisce tramite il suo operato crea un valore tangibile per quello che è il tessuto sociale ed economico della città."

Se non vivi a Venezia - Bene se non hai mai vissuto a Venezia ti spiego che la città essendo pedonale è come un "social network" fatto di persone reali. Nella tua zona prima o poi conosci tutti e tutti conoscono te, ti piaccia o pure no. La socialità è la linfa della vita qui, quindi se sei introverso o astemio forse è meglio considerare residenze alternative. Fatta questa premessa,  come si passa il  tempo? Quali sono i punti d'incontro? Come in tutte le altre città! Con la differenza che qui fai tutto in un contesto artistico architettonico spettacolare. L'osteria è il posto eletto per la socialità, la città ne è piena! Dalla sede dal PC all'hotel di lusso più sfrenato. Ci sono locali per tutti i gusti e generi e filosofie. Dove c'è un oste e del vino c'è socialità. Il seguito che si crea in una determinata zona per una osteria è quasi religiosa, come se le osterie fossero le nuove chiese, gli osti i sacerdoti e i clienti i fedeli che si accalcano per ricevere l'eucarestia, un bicchiere di buon vino, un cicchetto e una abbraccio con un amico, vera cura per lo spirito. Da oste ti dico che il rapporto che si instaura tra me i miei clienti è quello di una fiducia che non si limita al mera ostentazione di un rapporto sociale, ma la responsabilità di nutrirlo e anche di farlo stare bene, magari strappandogli un sorriso. Se manca questa concezione di relazione umana, a mio modo di vedere, che tu abbia 3 stelle Michelin o tu sia McDonald's cambia ben poco. Quindi ognuno ha la sua "parrocchia" il suo sestiere e il suo campo. Si perché dopo un po' che abiti in città la zona in cui abiti, tende ad inghiottirti nella sua realtà. Quindi diventa normale salutare almeno un ventina di persone la mattina andando a lavoro, ognuno con il suo mood della giornata. Si beve un caffè 4 chiacchere sulle notizie, ipotetiche previsioni meteo o di acqua alta e via. Dopo il lavoro tutti in osteria ! L'aperitivo è il momento imprescindibile per tutti quella "mezzora" dove si abbandona ogni rottura di palle e ci si lascia andare alla spensieratezza. 




Acqua "Granda"- Non avrei mai pensato di passare una notte del genere... Almeno fino a quando a 1.60 sul medio mare ho deciso di togliermi li stivali impacchettare 4 cose essenziali e lasciare casa, salutando i vicini con una frase che ormai è diventata culto "Abbandono la nave!!". Ho vissuto una scena apocalittica, il vento soffiava tra i cavi della luce, sembrava il motore di un jet. L'acqua mi arrivava alla vita (1,87 medio mare) era calda come lo era l'aria. Ho incrociato turisti con la faccia sconvolta trascinati il trolley che galleggiava. Appena arrivato in osteria (dove lavoro) ho trovato i miei colleghi, lo scenario era sconfortante e li ho avuto il crollo di nervi. Per fortuna una abbraccio e una pacca sulla spalla fanno scendere l'acqua più velocemente del normale. La settimana successiva l'abbiamo passata tutta con gli stivali, e li ho capito per la prima volta cosa voleva dire la solidarietà. Mentre si presidiavano i locali per controllare le pompe idrauliche tutti passavano a chiedere se ci fosse bisogno di qualcosa, da studenti a professori universitari, amici e colleghi a farti compagnia o aiutandoti a pulire ed è stato tutto un aiutarsi a vicenda, tenendo alto il morale cantando e bevendo tutti insieme. 








Le sagre - Un altro tratto distintivo del VAH è la partecipazione alle sagre. Purtroppo questa pandemia ha decretato la temporanea fine di una della cosa più bella e autentica di questa città. No non sto parlando del carnevale ma delle sagre. Se i canali sono le vene della città e rialto il cuore le sagre sono i muscoli. Per tutta l'estate in città isole comprese si susseguono sagre che hanno ormai tradizione pluriennale, un incontro di cibo, danza e musica; tutto ad un solo scopo la beneficenza. Qui si fondono come in un crogiolo età, classi sociali, nazionalità tra un piatto di bigoli in salsa, delle salsicce e una birra ghiacciata o un ballo di "salsa veneziana". I maestranti son tutti volontari (io compreso) si parte dal basso come in ogni cosa dal servizio alla friggitrice poi la griglia in fine la cucina. Tutti partecipano a seconda della loro disponibilità di tempo e vi assicuro che un turno alla griglia è fottutamente tosto e c'è chi se ne becca anche 10 di fila, altro che Avengers.






Per un occhio "foresto" il VAH è invisibile se non inesistente, confuso nella massa di informe di umanità che inonda la città Serenissima. Una cosa è certa non si vestono da "falli" o da parata come se fesse carnevale a Maggio (quelli sono un'altra categoria). Non fanno il bacaro tour e non girano tutti con il panama come fosse una cosa figa, non si siedono sui ponti o sulle rive come a far picnic. 
Ora non è concesso sapere il futuro, ed è impossibile pensare ad una Venezia senza turisti, ma possiamo essere promotori e difensori di una stile di vita unico. Invogliare altre persone a scegliere Venezia come casa o come luogo del cuore. Sono giunto alla conclusione che le città come Venezia siano un eredità che ci è stata lasciata dai nostri predecessori, e che non c'è nessun merito ne diritto nel nascerci, ma solo la responsabilità di come la lasceremo alle generazioni future che ci giudicheranno per il nostro operato. Saremo ricordati come la generazione che ha preservato la città o quella che ha contribuito a trasformarla in un hotel ?!

Ai posteri l'ardua sentenza





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Federico Ferrara
Mi chiamo Federico Ferrara, sono nato a Brescia il 29 aprile 1982, e ora vivo nella splendida città di Venezia. La mia vita ruota intorno alla mia passione per la cucina. Da cuoco, ho l'opportunità di esprimere la mia creatività ogni giorno, e come assaggiatore certificato dall'ONAV, posso anche esplorare il mondo meraviglioso del vino Oltre alla mia carriera in cucina, sono una persona con molti interessi. Amo la lettura, un hobby che mi permette di viaggiare con la mente e imparare continuamente cose nuove. La bicicletta è un'altra delle mie passioni; mi piace pedalare e sentire la libertà che mi offre. Sono anche un grande amante della musica in tutte le sue forme. Che si tratti di jazz, rock, classica, o qualsiasi altro genere, la musica è una parte essenziale della mia vita e mi offre conforto, ispirazione e gioia. Sono una persona diretta nei modi, e credo che l'onestà sia fondamentale in ogni aspetto della vita. Tuttavia, sono anche molto sensibile ed empatico, il che mi aiuta a connettermi con gli altri a un livello più profondo.